venerdì 14 gennaio 2011

L'editore? Ipocondriaco -forse. Il lettore? Smarrito, di sicuro

Leggo in questi giorni una serie di considerazioni sulla lettura e sul mercato editoriale che si concatenano bene tra di loro. 
Tutto è iniziato scrivendo questo e leggendo questo post di Daniele sui  libri da leggere prima di passare all'altro mondo. Mentre Daniele sosteneva di voler prendere a calci il libro brutto-ma-che-si-vende, io avevo una posizione un po' più sfumata. Nel senso: è vero che un lettore dovrebbe cercare di buttarsi sui grandi libri, ma non è detto che la vita quotidiana ci permetta sempre di impegnarci emotivamente su un classico. Vorrei vedere voi dopo una settimana di lavoro particolarmente dura, buttati a pesce su Delitto e Castigo o sulla scena finale del Grande Gatsby oppure sui discorsi deliranti di Barney che si ribella alla diagnosi di Alzheimer e che si butta in oceani di tristi ricordi sul suo passato matrimonio con Miriam. Suicidio assicurato. Ecco allora che ci buttiamo sulla Kinsella, la chick-lit, le barzellette di Totti e via discorrendo.
Ora però leggo questo e mi chiedo: è proprio vero che la grande maggioranza dei lettori italiani sono lettori ineducati e si lasciano menare per il naso dalle campagne di marketing delle grandi case editrici? E' davvero questo il risultato della scolarizzazione di massa? E se la risposta a questa domanda è sì, chi ha sbagliato e chi sbaglia? La scuola? (Ricordo ancora il libro di narrativa scelto dal mio professore di italiano in terza media. Se questo è un uomo. Libro bellissimo, imprescindibile e impegnativo, ma di certo non ti riempiva il cuore del fascino dei grandi romanzi) O forse sono i genitori? (Quindi sbaglio a farmi vedere da mio figlio mentre leggo Donna Moderna o Vanity Fair?)
Ma soprattutto, voi che ne pensate?

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