giovedì 21 aprile 2011

La genetica della lettura, e aggiornamenti

Un post al prezzo di due, insomma.

In primo luogo: una ricorrenza triste e insieme un ricordo doveroso. Tre anni fa mi lasciava LaPinu,  la zia di cui parlavo qui.
La ricordo con affetto e, soprattutto, con un'ondata di gratitudine: è lei ad avermi iniziato alla lettura seria. E' stata lei a mettermi in mano Orgoglio e Pregiudizio: avevo undici anni e l'ho presentato come lettura del mese alla scuola media. La mia professoressa di italiano prima è stramazzata a terra per lo stupore, poi è andata a lamentarsi con mia mamma ("Cosa vuole che capisca una ragazzina della sua età di Orgoglio e Pregiudizio, perché non la convince a leggersi qualcosa di più adatto alla sua età? Qualche romanzo di avventura, per esempio?") Il mese successivo per ripicca le ho presentato Il Milione di Marco Polo, la lettura più lunga e noiosa della mia vita, e le ho fatto una scheda del libro chilometrica, quella povera donna dev'essersi calata qualcosa di pesante per riuscire a correggermela.
Il succo del discorso rimane comunque che se non fosse stato per LaPinu mi sarei persa il piacere di tanta buona letteratura.
Quindi, cara zia, grazie grazie grazie e grazie ancora. Avevi proprio una personalità strana e difficile da capire, ma mi hai riempito la vita di migliaia di amici di carta.


In secondo luogo, una serie di aggiornamenti sulle letture recenti, prima che la capo-bibliotecaria venga sotto casa a stanarmi con il nervino per sottrazione di proprietà pubbliche.

Ho letto il romanzo di Susan Vreeland  Una ragazza da Tiffany, convinta che l'autrice fosse parente della mitica Diana Vreeland. L'ho letto fino alla fine, ma non mi ha colpito particolarmente. La storia (il racconto, un po'  provato  un po' romanzato, della creatrice delle famose lampade Tiffany) è interessante, ma lo stile -o forse la traduzione- non fanno appassionare.

Da ultimo, parliamo anche de La campana di vetro, l'unico romanzo della poetessa americana Sylvia Plath. Cattura per lo stile. La trama sembra messa insieme alla bell'e meglio; ma alla lettura della postfazione si scopre che invece è molto equilibrata, misurata e che ogni personaggio ha un suo posto nel fluire degli eventi.
Avevano ragione, i Sonic Youth, quando cantavano J'Accuse Ted Hughes. Perché, diamine, se la Plath non avesse messo la testa nel forno ci avrebbe regalato ancora molta ottima letteratura.

2 commenti:

  1. Ieri avrei voluto scriverti che eri stata la bella scoperta della giornata, ma non funzionava una cippa.
    Oggi sì però :)
    Grazie graie, mi fionderò in libreria ancora una volta

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  2. Oh grazie! Grazie mille, per davvero! Ci credi... sto arrossendo! (beh, un po' è anche per il bicchierino di frizzantino di dieci minuti fa, però...)

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.