mercoledì 18 maggio 2011

Bye bye, signora Thatcher!

NOME DEL FARMACO: La famiglia Winshaw
TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE: Jonathan Coe
PRODUTTORE PER L'ITALIA:  Feltrinelli, Milano
COMPOSIZIONE: mettiamo il caso di un'ampia famiglia inglese, di quelle che sono in giro dall'Età Elisabettiana, che nel Settecento finiscono per acquistare un maniero immerso nella brughiera e cominciano ad aggiungervi pezzi: saloni, scale, torri e un laghetto artificiale; una di quelle famiglie la cui crescita si intreccia indelebilmente con quella della nazione in cui vive e ne modifica il destino.
Prendiamo due generazioni a caso. Prendiamo quella che si trova a vivere in pieno la Seconda Guerra Mondiale e quella dei figli, che diventa protagonista degli anni Ottanta. Le donne hanno le mani bucate e non hanno remore o scrupoli. Gli uomini sono doppiogiochisti, voltagabbana, ignoranti, lascivi e guardoni. 
Poi c'è lo scrittore Micheal Owen, incaricato di scrivere la storia di tutta questa brutta gente e che con questa famiglia non c'entra nulla. O forse no.
Un romanzo a incastro con un finale quasi splatter coscientemente plagiato dal cineme e una famiglia che è la summa di tutti mali dell'uomo, talmente negativa che non può essere amata alla follia. Da leggere assolutamente.
INTERAZIONI MEDICAMENTOSE: Italo Calvino con il suo Il castello dei destini incrociati, a cui Coe si è platealmente ispirato, se volete buttarvi sulla letteratura. Se invece preferite il cinema, le scelte sono tre: il film del 1961 Sette allegri cadaveri, di cui la seconda parte del romanzo è una copia fedele, oppure qualche film sugli anni Ottanta in Inghilterra come Grazie, Signora Thatcher. Altrimenti, per sintonizzarvi sull'atmosfera da "omicidio nel maniero" che caratterizza la seconda parte, non potete farvi mancare Gosford Park.

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.