venerdì 29 giugno 2012

La signora canta il blues

Mi hanno detto che nessuno canta la parola "fame" e la parola "amore" come le canto io. 
Forse è perché so cosa han voluto dire queste parole per me, e quanto mi sono costate.



NOME DEL FARMACO:  La signora canta il blues
ALTRI NOMI DEL FARMACO: Lady sings the blues (Stati Uniti d'America, Commonwealth)
TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE:  Eleonora Fagan Holiday (alias Billie Holiday alias Lady Day) e William Dufty per l'edizione originale, M. Cantoni per la traduzione italiana.
PRODUTTORE PER L'ITALIA: Feltrinelli, Milano.
COMPOSIZIONE: prendete una ragazzina dei bassifondi di Baltimora che nasce da due quasi-bambini, fatela vivere intensamente (padre che molla la famiglia per girare l'America con una banda, istituto correttivo da giovanissima, fame, miseria, prostituzione), datele un talento straordinario, una voce indimenticabile, un'ardimento irrefrenabile nel fare le cose: otterrete Billie Holiday, un caleidoscopio di personalità.
Otterrete l'elegante Lady Day, che illuminava i palcoscenici di New York avvolta nel profumo delle gardenie portate tra i capelli. La donna di colore incapace di non reagire alle considerazioni offensive sul colore della sua pelle. La tossicodipendente che non si perdona di aver fatto soffrire una madre molto amata, che cerca di disintossicarsi troppo tardi e muore per irreparabili complicazioni renali. La donna incapace di trovare l'uomo giusto.
Tutto questo, raccontato con una partecipazione e con una sincerità che colpiscono: in queste pagine, Lady Day si mette più a nudo di quanto abbia mai fatto su qualunque palcoscenico.
INTERAZIONI MEDICAMENTOSE: il primo paragrafo di questa autobiografia è molto conosciuto ("La mamma e il babbo erano ancora due ragazzi quando si sposarono. Lui aveva diciott'anni, lei sedici, io tre."), ma è anche un falso: i genitori non erano così giovani nel momento in cui la futura Billie venne al mondo. Questa confusione di realtà autobiografica e mito ricorda molto questa canzone:
INDICAZIONI TERAPEUTICHE: da non perdere se amate il jazz e l'atmosfera fumosa e affascinante della cafè-society degli anni Quaranta; se vi attraggono tutte quelle figure capaci di trasformarsi da donne normali in dive nello spazio di un cambio d'abito; se ammirate la sincerità sopra ogni cosa.

2 commenti:

  1. Bella recensione per un libro che sembra proprio imperdibile. Grazie!

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  2. Lieta che ti sia piaciuta! Spero di dare altre indicazioni utili... se la biblioteca non mi espelle: trattengo due loro libri da almeno due mesi :(

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.