venerdì 5 ottobre 2012

Madre, mio unico amore

Dunque, ieri s'è sposata una delle mie amiche di lunghissima data.

La cerimonia era nel paese in cui andranno ad abitare. Non lontano da dove siamo noi, ma con un terrificante ostacolo di mezzo: la tangenziale.
Due giorni fa mia madre -ovviamente c'erano anche i miei genitori, perché se noi siamo quasi-cugine i rispettivi genitori sono quasi-zii- incomincia a dirmi che assolutamente alle dieci meno un quarto dobbiamo andare via così almeno siamo sicuri di essere lì per le dieci e mezza. E nella mezz'ora che ci separa dall'inizio della cerimonia che facciamo, contiamo i cubetti di porfido del sagrato? -ha obiettato mio padre.

Insomma, l'accordo con i miei genitori è stato: quando voi ragazzi siete pronti passate a prenderci e andiamo.
Solo che i giorni precedenti sono stati impegnativi e ho dovuto concentrare tutte le operazioni di restauro, trucco e parrucco nella mattinata.


Insomma, avete già capito.

Siamo arrivati dai miei genitori esattamente quando mia madre progettava di stare sul sagrato a sbirciare  l'arrivo della macchina della sposa, a fare a gomitate per vedere il vestito in anteprima, ad applaudire e a rapire la mamma della sposa per dirle matuguardalenostrefigliecisembranochesianodellebambineeinvecesonograndievaccinateesposate. Se l'avessi venduta a un mercante di cammelli egiziano mi avrebbe odiato meno.



Quando mi ha vista mi ha trapassato con uno sguardo gelido come se l'avessi abbandonata in una piazzola di sosta sull'Autosole deserta il giorno di Natale, mentre io me ne andavo a fare baldoria al mare.
Mi sentivo come a undici anni, quando aveva fatto qualche cazzata a scuola e sapevo che mi avrebbe rimproverata, punita, rinchiusa (niente uscite per una settimana era uno dei suoi mantra preferiti)

La tangenziale era scorrevole, ma questo non ci ha impedito di arrivare vicino alla chiesa e, mentre cercavamo parcheggio, scorgere sul sagrato lontano una certa agitazione e un velo bianco che entrava dal portone principale.

Corriamo come dei dannati, prendiamo posto in chiesa e mia madre si piazza sulla panca dietro di noi, facendomi capire sei la figlia peggiore che mai avrei potuto avere, con il tuo comportamento irrispettoso mi deludi profondamente, con la tua congenita incapacità di organizzarti insulti la stirpe che ti ha dato la vita, non meriti neanche un briciolo della mia considerazione.

Sono riuscita a  parlare a mio padre: mi dispiace, chissà che testa ti ha fatto in macchina. Al che lui, meraviglioso come sempre: non ti preoccupare, cara. La conosco e poi al momento giusto te la farò pagare. 

Mi sono messa a seguire la cerimonia. Sarà che ero in tensione, sarà che mi sentivo miserabile come  una preadolescente in crisi da brufolo, sarà che pensavo al fatto che avrei dovuto passare tutta la giornata con intorno Lei che mi guardava con profondo disprezzo... sarà che quei due disgraziati degli sposi hanno pensato bene di scegliere lo stesso salmo del mio matrimonio, di far suonare il tema di Mission.... insomma, ho aperto le cateratte e ho pianto come un vitello.

IlGrandeG, viste le lacrime, è sparito.
Mio padre, allergico alla Chiesa e a tutte le sue manifestazioni folcloristiche, ha portato IlPiccoloG a fare un giro, ché stava distruggendo un candelabro.
Mia madre è stata costretta a sedermi di fianco a me.

Ha visto il pianto dirotto.
Ha visto il fazzoletto.

Ha iniziato ad avvicinarsi, impercettibilmente.
"Cosa c'è? Sei commossa?"
"Sniff.. sì."



Momento di pausa.
Si fa sempre più vicina.

Vi interessa sapere quale è stata la frase della riconciliazione?


"Ma le calze, te le sei messe?"

3 commenti:

  1. Ahahahahahaha,oddio, certo che la mamma è sempre la mamma ...........

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  2. in qualità di amica di lunghissima data devo assolutamente commentare questo bellissimo post! quindi anche tu entri ufficialmentente nel club "valle di lacrime del 4 ottobre"? io sono in testa alla classifica ovviamente! a presto cara Sil, un bellissimo ombrello svolazzoso - ma contenta di non averlo usato - ti aspetta.
    bacio

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    1. Ma quel salmo!
      Ma dico, con quel salmo mi avete uccisa! (in senso buono, ovviamente!)
      E comunque sì, entro nel club. Vedi cosa succede ad arrivare in ritardo? Non ci si accorge che il club è composto da tante persone, sposa in testa!
      Sono felice che continui la tradizione dell'ombrello-prestato-e-mai-usato!

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.