domenica 28 ottobre 2012

Ti presento un classico: Cime Tempestose

Un altro libro spostato dalla casella "manca" alla casella "celo".

Da sempre, una vecchia edizione scura scura a caratteri piccolissimi mi guardava con riprovazione dagli scaffali della biblioteca.

"Perché non mi leggi? Tutte le volte passi di qui, mi prendi in mano, mi sfogli e mi lasci giù. Perché?"
"Perché sei sproporzionata, cara mia. Pagine di piccole dimensioni  ma in un numero impressionante. Perché è scritto in caratteri piccoli e io sono una talpa, anche con gli occhiali. Perché hai la copertina antracite e mi mette tristezza. Lo so che sei un capolavoro della letteratura e che una come me che pretende di essere innamorata dell'anglosassonicità non può non averti letto, ma niente, mi dispiace, 'un ce la fo. E comunque se ti consola sei in buona compagnia: due scaffali più in giù c'è Anna Karenina nella tua stessa edizione che mi fa la stessa scenata tutte le volte."

Poi la mia biblioteca ha fatto un nuovo acquisto. Quarta edizione BUR Rizzoli, gennaio 2010. Traduzione ci Caterina Bonvicini, introduzione di Georges Bataille. Proporzioni sensate, bel carattere, bei colori, bella foto. Solo, un piccolo ostacolo che mi ha costretto a ingoiare un rospetto.

Nella foto non si legge, comunque quell'etichetta rossa recita testualmente così:

L'amore non muore mai.
IL LIBRO PREFERITO DI BELLA E EDWARD
"Perché ti ostini a rileggerlo?"
"Penso abbia a che fare con l'inevitabilità della loro unione.
Niente può separarli: né l'egoismo di lei, né la cattiveria, e alla fine la morte."

Insomma, al pensiero che ormai siamo ridotti a utilizzare un polpettone come Twilight per far leggere un classico mi ha proprio dato la nausea. Ma tant'è, il resto rappresentava proprio il libro come piace a me e ho cominciato a leggerlo.
Leggere Cime Tempestose è un po' come guardare i film catastrofici o d'azione come la serie di Airport o quella di Die Hard: li guardi perché vuoi vedere fino a che vette di assurdità si spingono.
Con Cime Tempestose  è la stessa cosa: vai avanti a leggerlo per vedere se Heathcliff potrà essere ancora più cattivo di così, se Catherine Earnshaw potrà essere ancora più egoista e stupida di quattro pagine prime, se Edgar e Isabella Linton saranno polli fino alla fine o se riusciranno a guardarsi intorno e ragionare, non tanto: almeno una volta, quel tanto che basta da salvarli da tormenti inutili.

Per chi non ne sa niente, la storia è questa: un bel giorno il signor Earnshaw, che ha già due figli, Catherine e Hindley, se ne torna a casa con quello che non può che essere definito un cucciolo di zingaro, cui da' nome Heathcliff.  Il figlio lo odia all'istante, per la figlia diventa un compagno di giochi. Finché la maledetta monella non trova niente di meglio da fare che andare a ficcanasare in casa dei vicini Linton, si fa ospitare per qualche tempo e ne torna nei panni della bella signorina ben vestita. Il ragazzo dei Linton, Edgar, ovviamente è caduto come una pera cotta di fronte a Catherine e continua a frequentarla fino a chiederle di sposarlo.
Dopo questa bella domanda, Catherine si mette a chiacchierare con la domestica, seguendo un filo del discorso molto logico e chiaro: Edgar Linton mi ha chiesto di sposarlo ma io penso che sia un tontolone ma nonostante ciò credo che lo sposerò perché l'unico che qui mi si fila è Heathcliff che però conta quanto il due di picche e se lo sposassi conterei tanto quanto la scopa che sta dietro la porta. Heathcliff, che ovviamente ascolta non visto, se le prende solo un pochino e lascia la casa per un numero imprecisato di anni. Ovviamente però Catherine non ha ancora terminato il suo sensatissimo discorso, che in fatti si conclude con un "sì, credo proprio che sposerò Linton ma  in realtà io amo Heathcliff. L'ho sempre amato, dalla prima scorribanda nella brughiera e sempre lo amerò."
Insomma, Catherine diventa la signora Linton e qualche anno dopo Heathcliff ritorna, bello, fascinoso e ricco e con l'insopprimibile desiderio di distruggere tutto quanto e diventare signore e padrone di tutto: tira matta Catherine, seduce la sorelle di Edgar, fa diventare Hindley un povero ubriacone e vince tutte le sue proprietà al gioco. E siamo solo alla prima generazione. Heathcliff poi si butterà anima e corpo a rovinare anche la vita della seconda generazione: suo figlio, la figlia di Catherine, il nipote.
Solo che il destino cinico e baro ci mette la firma, e proprio quando pensavamo di assistere alla completa decadenza, a una sorta di Caduta della casa Earnshaw & Co., la morte pensa di bene di portarsi via Heathcliff e, al posto di uno scenario di desolazione e miseria, troviamo che gli unici due cugini superstiti non solo godono di ottima salute ma si sono pure innamorati. Con buona pace di Heathcliff il cui spirito, dicono le voci, spesso e volentieri se ne va in giro per la brughiera in compagnia di quello dell'egoista Catherine.

Il romanzo è scritto benissimo: incuriosisce dalla prima all'ultima pagina. Le immagini della natura, per le quali la Bronte è famosa, sono bellissime. Va consigliato, proprio di cuore.

Avvertenza per gli studenti che passano di qui: so che ormai è prassi comunque scaricarsi le recensioni da Internet piuttosto che leggere quelle noie di libri. Fate di questo post l'uso che volete, ma a vostro rischio e pericolo: se il professore vi becca o se vi da 2 perchè non è così che si scrive una recensione, non venite a lamentarvi da me. Se invece la fate franca, fatemi almeno un favore: provate a leggerlo, 'sto bel classico.

4 commenti:

  1. L'ho letto, o meglio riletto, anch'io qualche mese fa su sollecitazione di un'amica che ne era entusiasta... secondo me, meglio Jane Austen. Più ironica e più raffinata.

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  2. Adesso dirò un'eresia: non sono riuscita a farmi piacere tutto di Jane Austen.
    Emma, per esempio: ma l'avevano dato da leggere in originale per il primo esame all'università, l'ho cominciato con fatica e quella disgraziata della Rossi (me la ricordo ancora, mannaggia) alla seconda lezione ci ha raccontato l'unico, vero colpo di scena del libro. L'ho mollata lì, povera Emma, e lì l'ho lasciata.
    Di certo, però, mille volte Orgoglio e Pregiudizio a questa saga della cattiveria gratuita.

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  3. Risposte
    1. Ah, ma allora non sono la sola a non sopportare Emma!
      Forse è una questione di nomi: pure la Bovary tanto simpatica non mi stava...
      Forse mi conviene levarla dalla lista di possibili-nomi-se-mai-avrò-una-figlia.

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.