giovedì 7 marzo 2013

Parole compagne di vita

via Pinterest
A volte ci capitano epifanie assolutamente inaspettate, un po' come quella che racconto oggi.
Questa mattina ho dato una scorsa a Twitter e ho trovato che Orsalè ritwittava un passo dell'"Ulisse" di Lord Tennyson.
Dal momento che Ulysses è in assoluto una delle mie poesie preferite, non solo mi è saltato subito in testa il suono di quei versi in originale, ma anche tutte le altre parti che mi hanno più colpita, tant'è che non ci è voluto niente a ri-chiocciolare l'Orsa con un "Come, my friends/ 'T is not too late to seek a newer world".
E' stato in quel momento che mi sono resa conto che ci sono dei pezzi di letteratura che ci sono fedeli compagni di strada.
Mi sono ricordata del professor L. che, alle medie, leggeva Se questo è un uomo a noi teste di rapa e ci raccomandava di ricordare che la ripetizione continua di un passo di letteratura, anche minimo, aveva salvato la sanità mentale di molti uomini in prigionia. Mi sono ricordata che la mia immagine dell'università era quella de Il baule dei sogni, della saga di  Anna dai capelli rossi, libro che mi ha regalato la mia terza nonna quand'ero bambina e che, in qualche modo, mi è rimasto dentro (poi è arrivata l'università italiana è il sogno è crollato, ma questa è un'altra storia). Mi sono accorta che  tutte le volte che vedo volare uno stormo penso a Cipì  e alla maestra Caterina che ce lo leggeva. Che tutte le volte che arriva un bel temporale d'estate, non so perché ma penso a Malombra di Fogazzaro. Che la dichiarazione d'amore più affascinante è quella del signor Darcy a Elizabeth in Orgoglio e pregiudizio, perché in effetti le dichiarazioni d'amore profondo sono proprio queste: voglio farti sapere quanto ti amo, nonostante tu sia una testona impressionabile e isterica e monomaniacale. Che, tutte le volte che cerco di leggermi un libro o scrivere due righe e ilPiccoloG comincia a scalarmi, penso che mi manca un po' vivere a casa dei miei genitori e avere a room of my own (a proposito, Virginia: grazie di essere esistita).

Le parole, i libri: compagni di carta che, una volta entratici in testa, ci abbandonano solo al sopravvenire della demenza. Non è un regalo immenso? E i vostri compagni di carta, soprattutto, chi sono?

3 commenti:

  1. Eh cara Silvia, @Momenti Zen a volte lancia delle perle di saggezza!

    Io se ci penso a freddo ricordo Rodari, una poesia di Saba, "ritratto della mia bambina".
    Quando vedo le nuvole una che non ricordo affatto essere di de Andrè, ma lo scopro ora "vanno, vengono ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo"...

    Ho in testa pezzi di Dostoevskij "perchè avere pietà tu dici?"

    E forse altri ancora.

    E comunque sono un'ancora si salvezza, come una delle frasi più crude tristi e vere che mi salta alla mente quando sono nel più completo caos, nella prefazione di "per chi suona la campana": "Nel più completo caos pensai che esistono leggi precise: i morti restano morti"

    Chepersona complicata che sono!!

    OrsALè

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  2. Bellissimo post! A me la prima cosa che viene in mente è Il maestro e Margherita, con la scena iniziale della decapitazione di Berlioz a opera delle rotaie del tram. Da quando vivo in una città piena di tram, quell'immagine mi perseguita! :-D

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  3. @Silvia!! E' vero!!! E il racconto di Pilato?? Mi perseguita ogni Pasqua!!

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.