giovedì 19 gennaio 2012

Dieci sfizi per me posson bastare?

copyright: Mario Caciottolo, SOTM
(T.J.T. sta per Think Jolly Thoughts)
In uno stile di vita dominato dalla smania (fare cose, vedere gente, avere roba, scriverlo su Facebook o Twitter), questa è una verità consolidata: gli sfizi migliorano la vita. La soddisfazione dell'acquisto d'impulso, del fare qualcosa di speciale, dell'uscire a cena, del prepararsi ad uscire, del raccontare quel che si è fatto, quel che si ha comprato, chi si ha incontrato o conosciuto.
Da parecchi anni, sono diventata una fanatica degli sfizi. Quando andavo all'università, il fine settimana per me  era sacro e serviva per rilassarsi.
Ora che non vivo più con i miei genitori ma anzi, sono un genitore io stessa, gli sfizi me li tolgo molto più raramente. Non solo perché la distribuzione del tempo libero è cambiata, ma soprattutto per un altro motivo. Mi sono accorta che se questi sfizi me li immagino, li assaporo fino all'ultimo momento, poi mi guardo intorno e decido che no, ci sono altre cose da fare e rimando quella cosa tanto desiderata alla prossimo volta, anziché irritarmi me li godo di più.



Un esempio su tutti. Vivo in quella enorme e multiforme zona che è l'hinterland milanese. Anzi, sono proprio agli sgoccioli di quello che nei bei tempi andati era l'hinterland milanese, considerato che casa mia è di fatto in una nuova provincia ed è circondata su due lati da un'altra provincia ancora. Però amo Milano. E' la prima aria che ho respirato una volta fuori dalla pancia della mamma, e mi si è impiantata proprio lì, nel profondo del cuore. Non importa quanto questa città sia caotica, irritante, impersonale, pericolosa, sporca. Quando cammino per Milano mi sento a casa, e per tutta la settimana sogno di prendere il treno, arrivare a Milano, scegliere una zona a caso, iniziare a camminarci, guardarmi intorno, prendere un tram e vedere la città che mi scorre fuori dal finestrino. Chiudo gli occhi e mi immagino le strade, le case, le vetrine, i monumenti; immagino di prendermi un bagel alla California Bakery, un panzerotto da Luini, un cupcake da That's Bakery (che non fa i cupcake migliori, mi dicono, ma è legata a un bel ricordo, quindi ci torno volentieri con il pensiero). Mi immergo letteralmente in questi miei pensieri, e mi sento bene. Poi, arrivata al venerdì, rimango qui a fare le solite cose. Eppure mi sento bene. E mi sento ancora meglio la settimana dopo, quando comincio a progettare lo sfizio successivo, o mi reimmergo in quello della settimana prima.

In questi giorni, però, i progetti mi si affastellano per la testa uno dopo l'altro, e ho bisogno di mettere ordine. Quindi, ecco qui sotto i miei dieci sfizi/progetti per il 2012. Ovviamente, se passate di qui dovete raccontarmi i vostri, non importa se attuabili oppure no, commentando o scrivendomi. Vi aspetto! E, ovviamente, vi pubblico!

  1. Girare per Milano in una domenica non piovosa. Usando il bike-sharing e sperando di non incastrarmi nella rotaia di un tram che nel frattempo sta sopraggiungendo, facendomi morire di una morte lenta e dolorosa.
  2. Comprarmi questo libro, leggerlo davanti a una bella tazza di tè e ridere dall'inizio alla fine. Magari capendo tutto senza bisogno di internet o del dizionario.
  3. Andare a Copenaghen a vedere se davvero il loro bike-sharing è organizzato come i nostri carrelli del supermercato (moneta da due corone, prendi la bici, vai dove ti pare). In alternativa, tornare a Berlino con la mia Zuccherina preferita in ricordo della mia ultima vacanza da signorina. In alternativa, andare a Lisbona con ilGrandeG.
  4. Andare a mangiare un boccone con ilGrandeG senza che uno dei due soffra di: malanni da troppo lavoro, sonnolenza da inaspettato rilassamento, mal di testa da fine settimana.
  5. Portare in giro ilPiccoloG in bicicletta senza farmi venire un enfisema alla prima salita con pendenza maggiore dello 0,0001%.
  6. Tornare a mangiare una pizza qui, ricordandomi dei miei terzi nonni (una bella storia, dovrò raccontarvela, prima o poi) che abitavano nell'isolato accanto.
  7. Andare sul lago di Como e fare un lungo giro in battello.
  8. Andare da Kitchen a curiosare tra gli utensili da cucina.
  9. Uscire a cena con le mie amiche storiche, quelle che conosco dal giorno in cui sono nate, e accorgermi ancora una volta che sono mille volte meglio delle mie cugine (perdonatemi questa cattiveria gratuita... ma è vero).
  10. Bere un caffè/un tè/un succo di qualcosa con tutti gli amici e rendermi conto che nel periodo in cui non li ho visti mi sono mancati da morire.

4 commenti:

  1. 01. Un opale. Sì, decisamente uno sfizio costoso assai, ma per i 30 anni e con qualche piccolo aiuto forse riuscirò a regalarmi\farmi regalare una cosa che desidero da anni! Fosse che fosse la volta buona!

    02. Uscire una sera senza l'Orsetta. Tipo per la solita pizza annuale che di solito facciamo: che, ce la si fa pure quest'anno? ;)

    03. Vorrei tanto andare a Roma a trovare una cara amica prima che sia troppo tardi, ma non so se ce la farò...

    04. Riuscire a passare 1ora alla settimana CONSECUTIVA con il mio Orsomarito e non con il mio Orsodiventatopapà: aiuto!!!

    05. Andare a mangiare il fritto misto alla Pizzeria del centro a Monza

    Ecco, al momento non ho 10 sfizi ma solo 5! Che tristezza!! Arriveranno più avanti ;)

    Baci

    OrsaLè

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  2. ...adesso ci penso...
    10 sfizi eh?!
    proviamo...

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  3. Pazza! Che se li vedo scritti, mi tocca assecondarli che poi manent!

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  4. @Orsalé: anch'io per i 30 avevo pensato di farmi un regalo del genere: una borsa, magari, o un braccialetto. Poi ho pensato a come tratto mediamente le borse, e ho lasciato perdere. Stessa cosa per il braccialetto, ché tanto le occasioni per metterlo qui scarseggiano.. però, chissà, magari per il 31...
    La pizza annuale per me è un appuntamento irrinunciabile, quindi per quanto mi riguarda non posso che supportarla in pieno!

    @patalice: dai, pensaci che sono curiosa!

    @Reb: ma come? Neanche uno sfiziettino piccolo piccolo, tipo "comprarmi una serie di portauovo a disegni tirolesi"?

    A presto a tutte!

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.