mercoledì 18 luglio 2012

Le correzioni, ovvero: quattro modi per scappare

NOME DEL FARMACO: Le correzioni
TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE: Jonathan Franzen per l'edizione originale, Silvia Pareschi per la traduzione italiana.
ALTRI NOMI DEL FARMACO: The Corrections (Stati Uniti e Commonwealth).
PRODUTTORE PER L'ITALIA: Einaudi, Torino

COMPOSIZIONE: come si fa per scappare dalle grinfie di una cocciuta madre del Midwest che si rifiuta di rinunciare al sogno della famiglia perfetta? Si diventa come Chip, un brillante accademico. Salvo poi finire nei guai con gli studenti. Oppure si diventa come Gary, un brillante dirigente di banca. Salvo poi doversi piegare ai capricci di una moglie egoista ed infantile. Oppure si diventa come Denise, giovane, attraente ed acclamato chef della scena culinaria di Philadelphia. Salvo poi finire ad ingarbugliare ogni situazione familiare che si trovi a tiro (la propria come quella degli altri). Infine si può fare come il capofamiglia Alfred, quel leone fiero e testardo che non rinuncia ad opporsi alle correzioni dell'implacabile moglie neppure al momento della morte.
La sola cosa che non dimenticò mai fu come rifiutare.  
Tutte le correzioni di Enid erano state inutili.
Era testardo   come il giorno in cui l'aveva incontrato.
E tuttavia quando  morì,  [...] Enid sentì che niente poteva uccidere la sua speranza, niente.
Aveva settantacinque anni e intendeva cambiare alcune cose nella sua vita.
(excipit, preso da Wikiquote perché non ho il libro sottomano)

4 commenti:

  1. @Silvia: ma certo, quando hai tempo. E soprattutto evviva la rutabaga!

    @Librivendola: all'inizio ho fatto un po' di fatica a ingranare nella lettura, in certi punti ho saltato un po' di qui e di là, ma nel complesso è stata davvero una lettura piacevolissima. Lo consiglio senz'altro!

    @a tutte e due: mi sapete dire come si fa a settare la risposta diretta al commento? Sono due mesi che ci sbatto la testa... grazie!

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  2. Ma quanto è intenso questo libro di Franzen? Amatissimo...

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.