mercoledì 27 agosto 2014

Tempo, perduto tempo

Non ho fatto in tempo a rientrare che è apparso il sole, mannaggiaallui.
Perché io con il sole mi faccio prendere da una smania incontenibile di fare cose e vedere gente.

La disgrazia di oggi è stata quella di farmi un giro sul blog di Camilla e finire -dato che, come secoli fa mi aveva detto il mio compagno di classe smanettone impartendomi una sorta di battesimo internettiano, nel magico mondo del web sito chiama sito e link chiama link- insomma, dal sito di Camilla sono finita sul sito di Gallerie d'Italia per il progetto Curator for a Day e da lì al link per la visita virtuale.
Appena messo virtualmente piede nell'ingresso, ecco un riepilogo di quello che hanno fatto le mie sinapsi:

Oddio devo a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e portarci ilPiccoloG, ché lui ha più freschezza mentale di me e queste opere di arte contemporanea le accetta al volo e te le spiega pure.

Si, ma sono sei mesi che dico che ci devo portare il PiccoloG e poi rimando sempre, madre degenere che non agevola lo sviluppo artistico-cognitivo della sua creatura.

Che poi mica volevo portarlo anche al MuBa?

Che poi mica volevo andare a vedere le fotografie di Salgado al Palazzo della Ragione?

Che poi come faccio a portare ilPiccoloG alle Gallerie d'Italia senza avere nemmeno uno straccio di idea su come fargli fare la visita?

Che poi basterebbe farlo pasticciare un po' di più con le tempere invece di sbraitare sul tavolo/maglietta/pantalone/scarpa/pavimento sporcato delle tempere come una colf affetta da disturbo ossessivo compulsivo.

Che poi io nel corso delle ferie dovevo prendere casa, rivoltarla come un calzino e pulirla. Che poi non l'ho mica fatto.

Che poi mi hanno mandato i documenti per l'approvazione del bilancio provisionale e dovrò metterci mano seriamente prima delle sedute di approvazione. E che poi dovrei anche fare un salto negli uffici a vedere la documentazione aggiuntiva.

Che poi se non lo faccio mi sento impreparata e pressapochista, mi girano le palle e mi si alza la pressione.

Che mio suocero me l'aveva detto, "Guarda che ti sei impelagata in brutto casino, ti mangerai il fegato per cinque anni"
Che diamine, mi sa che ch'aveva ragione.

Potrei andare avanti all'infinito, ma mi fermo qui per pietà di chi ha seguito questi ragionamenti deliranti fino a qui.
Il succo è che il tempo non mi basta mai, e credo che non dipenda solo dalla mia disorganizzazione cronica.
Credo che avesse ragione Sharon Stone (visto che modelli mi prendo? Altro che il Dalai Lama, o Rita Levi Montalcini: mi prendo a modello la tizia famosa per non aver portato le mutande) quando, in una intervista, aveva dichiarato: "Vorrei essere un polpo, per fare mille cose con le mie mille mani".

Ma a voi capita mai? Vi capita mai di fare un elenco infinito di cose che vorreste fare, non farne nemmeno una e sentirvi, non dico inutili, ma un po' incapaci sì?



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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.