giovedì 2 ottobre 2014

Il tempo dell'inquietudine

C'è che, se ne saranno accorti quelli che ogni tanto passano di qui, negli ultimi tempi scrivo poco e non resoconto praticamente niente. Leggere, continuo a leggere, e pure tanto. Ma di mettermi lì a riprendere in mano il libro e ripensarci e scriverci sopra, proprio niente. Ed è un peccato perché questo spazio è nato prima di tutto per me: perché mi ero accorta che leggevo tonnellate di libri e poi non me li ricordavo più. Così mi sono detta: parlane, elencali in un blog, con le impressioni che ti hanno dato. Servirà a te e magari anche a qualcun altro (anche se il web pullula di recensioni di libri e di autori e di liste, ma pace).

Invece, in questo periodo, niente. Poi ho capito perché. In primo luogo perché, come aveva notato Silvia, sono nel bel mezzo di un frullatore. E ne sono contenta, eh. Poi, però, ieri ho finito di fare le fatture di settembre e ho capito il motivo più grande di questa inquietudine: i pagamenti a 90 giorni verranno pagati già nell'anno nuovo.
Questa volta temo l'anno nuovo, perché l'anno nuovo porta cambiamenti. Cambiamenti... diciamo piccoli, ecco. Ma che richiedono aggiustamenti logistici, nuove abitudini da conciliare con quelle vecchie.
Io fino ad ora ho pensato "logisticamente". Dettagli. Cose da cambiare. Da comprare. Cose che non servono. Aggiustamenti. Elenchi mentali. Prendi questo, sposta quest'altro, presta quell'altro.
Ora, però, alla logica si aggiunge quel pizzico di emozione che condisce tutti i cambiamenti, piccoli o grandi che siano. Mi accorgo che la corazza di freddezza e logica che ho usato fino ad ora sta cedendo, e non so con cosa sostituirla.

Da ultimo è arrivato ilPiccoloG a darmi il colpo di grazia. Ha detto chiaro e tondo ai nonni: quest'anno per il mio compleanno voglio i miei amici, mica voi. Dichiarazione di indipendenza bella e buona, segnale che le cose stanno cambiando ancora di più.
Io, che seguo il solco familiare dell'isteria, ho iniziato a preoccuparmi. Cosa prendo, dove lo prendo, quali giochi tiro fuori, dove li metto sei bambini? dentro o fuori? o sia dentro che fuori? devo sistemare il bagno. e togliere tutte le cornici, ché casa è piena di vetri e roba fragile che ilPiccoloG sa di non dover toccare ma gli altri no. mi faccio dare una mano. chiamo gli amici o gli zii o tutti e due?
E, soprattutto, il quesito esistenziale principe: che cosa dico al PiccoloG se tutti i suoi compagni gli danno picche?

Ricordo di essere andata a una festa di compleanno, quando ero una bambina, e di essere stata l'unica invitata a presentarsi. Tralasciando la cafonaggine di quelli che manco si degnano di fare una telefonata per dire "grazie molte dell'invito, ma purtroppo non possiamo", ricordo la delusione della bambina che avrebbe dovuto essere festeggiata. E ilPiccoloG ha tanto pregi, ma non è preparato alle delusioni. Circondato dalla sua corte di adoratori fatta di nonni e zii e - ahimè - di genitori, non riesce a farsi una ragione del fatto che spesso le cose non vanno come tu vuoi. E, anche se so che questa è una lezione fondamentale della vita che prima o poi va imparata, vorrei con tutte le mie forze risparmiargliela ancora un po'. Vorrei cullarmi nel pensiero che è ancora un bambino piccolo e che gli basta l'affetto della sua famiglia e qualche ora di gioco all'asilo per essere sereno.

Invece no. Tutto sta cambiando, io ne sono felice. Ma non sono pronta, e forse non lo sarò mai del tutto. Aiuto.

3 commenti:

  1. Ecco Sil a me mancano le tue recensioni! Sai che da brava pendolare ho sempre bisogno di spunti per nuove letture :)
    p.s. mea culpaaa il 3 non ho fatto gli auguri al piccolo G, rimedio con 6 giorni di ritardo... ehm! a presto bacio! Francy

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  2. Ma poi com'è andata la festa? E il frullatore ha rallentato un po' i giri? (Il mio ormai è una turbina...)

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  3. Il frullatore sta rallentando in questi giorni, per mia fortuna... e la festa alla fine è andata bene. Non sei bambini ma quattro - la mia isteria ha ringraziato con molti salamelecchi - e una turba di adulti a contenerli, oltre a me. Ma il premio-contenimento va a mia suocera: senza un grido che uno, ad un certo punto siamo passati da quattro bambini che si rincorrevano per il cortile a quattro bambini compostamente seduti al tavolo che giocavano con i Lego...e mia suocera in mezzo, tranquillissima, come se, anziché cucire scarpe di lusso per ricchi americani, nella vita non avesse fatto altro che governare classi di bambini scalmanati.

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.