sabato 24 gennaio 2015

Il capitale umano, e qualche lezione sulla Brianza

Complici quella meravigliosa invenzione che è il MySkyHD e un microG che ieri pomeriggio era tranquillo, mi sono guardata Il capitale umano  di Paolo Virzì.
Tenevo particolarmente a vedere questo film perché volevo farmi un'idea a proposito di tutte le polemiche "Brianza sì, Brianza no" che erano scoppiate al momento dell'uscita del film.

Ecco, da brianzola ibrida  mi viene da dire: Virzì, torna, tutto è perdonato.
Non descrivi la Brianza, ma un mondo che non esiste.
Prima di tutto i tuoi attori, per quanto bravi, non interpretano i brianzoli ma dei milanesi in trasferta. Non vedrai mai un brianzolo andarsene in giro a parlare del fidanzato della figlia come del "Massi". No, questo forse lo fanno i milanesi. I brianzoli no. I brianzoli aspettano almeno il dodicesimo anno di fidanzamento per permettersi espressioni da camerati nei confronti dei ragazzi dei figli.
I brianzoli non parlano con l'accento milanese, semmai inframmezzano qualche espressione in dialetto. Dialetto che qui non si è minimamente sentito.
In secondo luogo, tecnicamente quella che filmi non è la Brianza. Il paesaggio è chiaramente più vicino a quello del comasco e del varesotto (dove, mi dicono, hai effettivamente ambientato gli esterni). Bene, come mi spiegava con dovizia di particolari mia madre (lei sì brianzola doc), Brianza est omnis divisa in partes tres: il monzese, il lecchese e quella parte delle due province che va verso la bergamasca. Varesotto e comasco non c'entrano un bel niente.
Terzo dettaglio: ma la villa dei Bernaschi (cognome anche questo più comasco che brianzolo, ma vabbè) da dove l'hai tirata fuori? Sembra di stare a Casalinghe disperate di Beverly Hills, un brianzolo piuttosto che andare ad abitare lì si metterebbe a parlare siciliano. Molto più verosimile quella dei Crosetti.
(Mi viene da osservare poi che difficilmente i brianzoli ricchi fanno i finanzieri: no, direi che i brianzoli preferiscono tenere le mani in pasta. La famosa fabbrichetta, Virzì, è ancora ben viva e vegeta)

Tornando al film... beh, sorvolando sull'insopportabilità dell'accento (milanese, lo ribadisco) di Bentivoglio e Gifuni, che mi ricorda tanto Massimo Boldi quando fa il romano, il film è bello. Godibile, una trama bella e ben costruita, con personaggi non stereotipati.

Ora sono curiosa di leggermi il romanzo da cui questo film è stato tratto. Ma per questo servirà che microG mi dia un altro pomeriggio di grazia.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo, c'erano diversi elementi farlocchi nel film, che però non mi hanno rovinato il piacere di guardarlo.

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  2. Ho sentito molte critiche su questo film, soprattutto sulla fatidica battuta "Avete scommesso sulla rovina di questo paese, e avete vinto.", eppure a me è piaciuto parecchio.

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.