lunedì 9 febbraio 2015

Tornando su "Il capitale umano": "Non so niente di te" di Paola Mastrocola

Da quel pomeriggio di grazia in cui un neonato tranquillo e la mancanza di faccende domestiche mi hanno permesso di vedere Il capitale umano, mi girava per la testa il pensiero che la sceneggiatura di quel film non mi fosse del tutto nuova. Come chiedeva la mia professoressa di Inglese I, does it ring a bell?
Ecco, io sentivo un campanello lontano lontano che suonava, ma non riuscivo a capire cosa voleva dirmi. Finché non sono incappata in una recensione del film che sottolineava come questo raccontasse bene le difficoltà di comunicazione e di comprensione reciproca tra genitori e figli adolescenti (i ragazzi de Il capitale umano  hanno una vita ben diversa da come la immaginano i genitori: fingono di essere fidanzati per evitare domande, sembrano sicuri di sé mentre in realtà soffrono la competizione spietata a cui i genitori li spingono, accettano di frequentare scuole odiate solo per non avere fastidi) e allora lo scampanellio si è fatto bello squillante: il libro giusto da abbinare a questo film è proprio Non so niente di te di Paola Mastrocola.

Al romanzo sono arrivata per la curiosità di sapere come continuava: quando è arrivato Ugo, infatti, in omaggio c'era un estratto di questo libro e il fatto di aver letto una ventina di pagine senza poter capire come si sviluppava la storia mi dava proprio fastidio, così me lo sono comprato.

[Nota a margine per chi si occupa di preparare alla vendita lettori e-book e chincaglieria tecnologica varia: ma mettere in omaggio un libro completo, anche uno di quei classici i cui diritti d'autore sono scaduti così pagate pure poco, proprio no? Che poi metteteli pure gli estratti, così le betoniche come me comprano il seguito, ma un libro intero non sarebbe poi tanto male per dare un certo senso di compiuto.]

Siamo a Torino ma, proprio come ne Il capitale umano, anche in Non so niente di te abbiamo una famiglia dell'alta borghesia. Padre stimato avvocato, madre arredatrice d'interni più per sfizio che per necessità, e due figli: Filippo detto Fil, brillante bocconiano con master alla London School of Economics, che sta per concludere il suo dottorato a Stanford, e Margherita, il cui carattere ombroso e diretto smentisce l'aura di delicatezza del nome. Tutto sembra parlare di una vita tranquilla, di un futuro ordinato in cui il rampollo è destinato a diventare uno stimato professionista come il padre, a mettere su famiglia con una moglie brillante e sufficientemente decorativa cui affidare l'organizzazione di cene e feste in cui intrattenere importanti clienti e preziosi collaboratori.
Peccato che un pomeriggio di novembre questo bel castello di carte crolli clamorosamente: Fil non è dove deve essere e non sta facendo quello che dovrebbe fare. Cosa ci fa a Oxford? Perché partecipa come relatore a una conferenza e si fa accompagnare da un gregge di pecore? Perché non è a Stanford? Anzi, perché a Stanford non ha mai proprio messo piede?

In allarme, i componenti della famiglia Cantirami si buttano alla ricerca dell'erede e iniziano a scoprire che, forse, questo figlio tanto giudizioso non lo conoscevano poi così bene. Nel frattempo, per uno di quegli scherzi che il destino sa confezionare tanto bene, anche Filippo inizia ad andare in giro per l'Europa, alla ricerca del suo posto nel mondo. E con gran scorno dei genitori, scopriremo alla fine che il posto di Filippo, che appare tutto fuorché prestigioso e all'altezza della sua costosa educazione, gli permetterà di rivoluzionare un po' il mondo.

2 commenti:

  1. Ehi, simpatico questo Filippo che si rifiuta di andare a Stanford! Mi hai fatto venire voglia di leggere il libro :-)

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.