venerdì 18 settembre 2015

ilPiccoloG scopre la Francia #3: a spasso con gli impressionisti

Dunque, nelle intenzioni sempre troppo rosee di questa Libraia il post che segue avrebbe dovuto essere pubblicato nel mese di luglio. Ovviamente, esattamente come mi capita per le faccende domestiche, certe questioni di lavoro che massì-è-una-cosa-minima-la-faccio-dopo e il riportare i libri della biblioteca (tra l'altro mi aspetta una multa co.los.sa.le e forse anche il ritiro della tessera a vita), questa buona intenzione è rimasta scritta nella pietra e il post vien pubblicato oggi. Se vi interessano le puntate precedenti, le trovate qui e qui.

Terminata la visita mattutina al cimitero militare di Colleville-sur-mer, passato l'acquazzone terribile e tornato il sole, ci siamo rimessi in macchina per trovare un posto dove mettere qualcosa sotto i denti, ché va bene meditare sugli orrori della guerra, ma meditarci sopra con la pancia piena è meglio. 
Abbiamo percorso la costa e ci siamo fermati a Port-en-Bessin, un paesino a circa dieci chilometri dal cimitero. I miei genitori, che avevano visitato parte della Normandia qualche anno fa, mi dicono che la struttura è identica a quella della più famosa Fécamp: un bacino per il rimessaggio delle barche che rientra di molto rispetto alla costa (Port-en-Bessin è uno dei centri più importanti per la pesca delle capesante, mentre a Fécamp si pesca prevalentemente merluzzo) circondato da tante piccole belle casette con il tetto d'ardesia.
[Per inciso: ma vogliamo parlare della bellezza delle casette francesi con i loro colori naturali e il tetto d'ardesia? Vogliamo finalmente dire che aveva ragione Gil, il protagonista di Midnight in Paris, a impazzire d'amore per i tetti di Parigi? Possiamo finalmente dire che la Francia, senza i suoi tetti, non sarebbe la Francia? 
E con questo termino il delirio ossessivo-compulsivo da fanatica dei regolamenti edilizi.]

Ci siamo fermati in un bar che guardava sul bacino di rimessaggio e abbiamo assistito a questa scena:


"Cosa bevete?"
"Tre birre, una Coca-Cola e una bottiglia d'acqua frizzante, per favore."
"Molto bene. Volete mangiare?"
"Sì, grazie, quattro jambon-fromage, s'il vous plait."
"Solo un momento."
La signora è andata al bancone, ha preparato le bibite, dopodiché si è messa la giacca, è uscita, si è fermata alla panetteria accanto e ha detto qualcosa tipo "Dammi quattro baguette, Josephine, che c'ho clienti." Si è messa le quattro baguette sotto al braccio, è tornata al bar e in quattro e quattr'otto ci ha portato i nostri jambon-fromage. Non c'era molto da ridire sulla freschezza del pane.

Questa zona della Normandia è stata parecchio apprezzata dagli artisti, soprattutto impressionisti e puntinisti, che hanno ritratto parecchi scorci di questi paesi sulla costa. Proprio Port-en-Bessin, per esempio, è servito da modello per questo quadro di Paul Signac:


Il giorno successivo, quindi, ci siamo messi in macchina con l'intento di andare a spasso con gli impressionisti. Destinazioni: Deauville (la meta per il fine settimana dei parigini chic), Honfleur (pittoresca e spaventosamente turistica) ed Etretat, la versione francese delle bianche scogliere di Dover.

Prima tappa: Deauville.
Deauville, come dicevo, dista un paio d'ore di treno da Parigi ed è la meta per eccellenza dei parigini chic: passeggi per il centro e il negozio più proletario è quello di Chanel.
In più, l'abbiamo visitata in un periodo molto affollato: quello del festival del cinema. Questo ha significato che, oltre a dover smadonnare in turco per trovare un parcheggio, per accedere alla famosa spiaggia abbiamo dovuto farci pure un pezzo di tappeto rosso. Insomma, son problemi.

La spiaggia di Deauville è famosa perché ha una fila di cabine da spiaggia d'epoca, ognuna della quali porta il nome di un attore del cinema. 
Chissà se Shirley McLaine e Bette Davis sono buone vicine. E se litigano, chissà cosa ne dice Richard Chamberlain.


In realtà, la meta preferita dagli impressionisti non era Deauville ma Trouville, la città gemella che sta dall'altra parte dell'estuario (guarda mamma, guarda: mi ricordo la geografia!) del fiume Touques. Noi abbiamo preferito fermarci a Deauville perché Trouville non ha spiaggia e ci pareva ingiusto, nei confronti del piccoloG, costringerlo a scarpinare per stradine anziché godersi questo:




Qualche ora e settecentoventi castelli di sabbia dopo, siamo partiti per il porticciolo di Honfleur, con un piccolo porto molto caratteristico anch'esso molto amato dagli artisti (impressionisti come Monet, puntinisti come Seurat, fauvisti come Dufy, che tra l'altro era nato a Le Havre). E' una piccola cittadina in cui è piacevole passeggiare e il piccolo porto (che in molti chiamano Lo specchio salato perché nella sua acqua si riflettono le case che lo contornano) è molto animato e vivace.
Sunset in Honfleur, presa dalla mia cartella Pinterest "Been there, done that";
in realtà è una foto che si trova a questo indirizzo Flickr.
Fatta la nostra passeggiata e mangiucchiata un'omelette in un ristorantino carino dietro al porto, siamo ripartiti per un altro dei luoghi preferiti dagli impressionisti, le falesie di Etretat, che sono un po' il corrispettivo francese delle bianche scogliere di Dover. In realtà tutta la costa compresa tra Le Havre e Dieppe è caratterizzata dalla presenza delle falesie (viene infatti chiamata la Costa d'Alabastro), ma è a Etretat che si trovano quelle con la conformazione più bella e con i punti di osservazione migliori. La fotografia che segue è stata fatta dal punto di osservazione vicino alla Cappella di Notre-Dame-de-la-Garde:


Claude Monet, in particolare, ha lavorato moltissimo su queste falesie, che ha dipinto in quasi tutti i momenti della giornata: da questa serie di studi sarebbero poi nati i dipinti che ritraggono la cattedrale di Rouen nei diversi momenti della giornata.


Nel bel mezzo di questo viaggio storico, però, c'è posto anche per un avamposto dell'ingegneria contemporanea: l'avveniristico Pont de Normandie, sull'estuario della Senna. E' stato completato nel 1995 per collegare più agevolmente il Dipartimento della Seine Maritime con quello del Calvados e, al momento dell'inaugurazione, era il ponte strallato con la maggior luce libera al mondo (la campata centrale misura 850 metri, superata nel 2012 dal ponte di Vladivostok che conta su una campata di 1.104 metri). Rimane comunque il ponte strallato con la campata centrale più grande d'Europa.
[Secondo inciso del post: i francesi hanno questo amore per i record. Girate per la Francia e troverete tonnellate di cartelli che dicono cose tipo "la città con i marciapiedi più fioriti d'Europa", "il paese con il maggior numero di tetti in ardesia del Dipartimento", "la piazza in cui si gioca più frequentemente a bocce in tutto il Paese". Noi italiani abbiamo una meraviglia a ogni passo e manco ce ne accorgiamo, vedi la recente petizione di Change.org sull'unica opera di Banksy a Napoli.]

Al termine di questa breve gitarella (227 km, 3 ore di macchina) ci siamo preparati per la tappa successiva: la città delle luci [post in arrivo a breve... spero.].

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.