lunedì 21 settembre 2015

ilPiccoloG scopre la Francia #4: bonjour Paris!

Dopo la Normandia, siamo ritornati per tre giorni a Parigi. La scelta, diciamolo, è stata leggermente forzata: l'idea del viaggio è nata dopo che io e ilGrandeG ci siamo concessi, per l'anniversario di matrimonio, un fine settimana parigino. E' successo che, qualche giorno dopo il nostro ritorno, la nonna ha fatto vedere al PiccoloG il suo film preferito, Cars2. Arrivati alla scena in cui Cricchetto viene portato a Parigi, la nonna ha detto: "Vedi, mamma e papà sono stati lì, in quella città, e quella è la Tour Eiffel." al che il nipote ha prontamente replicato: "Anch'io voglio andare dove è stato Cricchetto" e da allora il nostro destino è stato segnato. E' cominciato un battage semplicemente infinito, da far invidia agli operatori di telefonia che ti chiamano anche in sala parto e ti dicono "ah, è in travaglio, che bello. La richiamo tra la quinta e la sesta spinta? Senza impegno, eh."

Insomma, siamo andati in Francia per ottenere questo:
PiccoloG sorridente e felicissimo di fronte alla Tour Eiffel.

Alle spalle del mio meraviglioso primogenito, oltre alle ben note caratteristiche architettonico-ingenieristiche della torre, potete ammirare un bel gruppo di nuvole con cui faremo un simpatico rendez-vous di lì a poco: appena terminata la coda, infatti, ci siamo messi di fronte agli ascensori e ha cominciato a scendere una leggera pioggerella. Tempo di iniziare la salita, è cominciata una versione molto fedele del Diluvio Universale. Scesi dalla torre, abbiamo fatto di corsa il tragitto che separava la torre dalla metropolitana e, arrivati nel vagone, abbiamo riprodotto fedelmente la scena de La fata carabina in cui Benjamin e il fratello Jérèmy entrano in ospedale leggermente infradiciati (Pennac la descrive come "l'invasione degli uomini rana"). Tutto quello che abbiamo potuto fare è stato tornare in albergo, metterci dei vestiti asciutti e andare alla ricerca di una lavanderia a gettoni perché i vestiti erano talmente inzuppati che non sarebbero mai asciugati senza un aiutino tecnologico.

Il nostro hotel, appartenente catena Ibis, era nella parte nord di Montmartre (18° arrondissement): l'abbiamo scelto perché, oltre al prezzo non eccessivo, era particolarmente indicato per le famiglie. All'arrivo, infatti, ilPiccoloG è stato omaggiato di uno zainetto con pastelli e disegni da colorare e gli è stata mostrata una piccola zona con giochi, potroncine e tavolini dove eventualmente passare un po' di tempo. Inutile dire che il disgraziato, una volta salito sulla Tour Eiffel, non voleva più uscire perché "si sta tanto bene qui".

Dopo un po' siamo riusciti a convincerlo e siamo andati verso la Basilica del Sacro Cuore. Il giro mi ha riconciliato con Montmartre, devo dire. Quando ci ero stata avevo visto solo la basilica e la parte di Boulevard Clichy che dalla fermata Pigalle andava verso il Moulin Rouge e mi aveva deluso tantissimo: lo trovavo tristemente turistico, imbellettato per sembrare quello che non è. Girando invece per strade come rue Caulaincourt, rue Lepic e rue des Abesses, invece, si ritrova un po' di spirito autentico. Senza dimenticare, per gli appassionati del genere, che in rue Lepic si può trovare il vero Cafè des deux moulins (sì, quello di Amélie). Io invece mi sono fatta prendere dalle porte d'ingresso, che a Parigi sono delle vere e proprie opere d'arte:


Il giorno seguente, siamo stati graziati dalla pioggia e per qualche ora abbiamo potuto ammirare la città in tutto il suo splendore:



Abbiamo portato ilPiccoloG a vedere Notre Dame, gli abbiamo raccontato la storia di Quasimodo e io mi sono fatta prendere dalla nostalgia e per poco non volevo trascinare di nuovo tutta la famiglia da Shakespeare&co. Temendo serie rappresaglie, però, mi sono contenuta. 



Uno sfizio, però, sono riuscita a togliermelo: sempre in tema Amélie, sono riuscita a fare una passeggiata sul Canal Saint Martin.


Siamo anche riusciti a vedere in funzione il sistema di chiuse perché proprio in quel momento passava una chiatta:



La mattina dopo, mestamente, ci siamo avviati verso Orly e siamo ritornati qui nella Brianza Saudita.

Ora, essendo questo un blog che dovrebbe trattare di libri, trattiamo l'argomento Parigi: quali romanzi catturano lo spirito di questa città? A me viene in mente questo elenco:

  • i romanzi di Maigret ambientati a Parigi. Raccontano la città dal punto di vista di un borghese e criticano anche velatamente gli ambienti mondani e nobiliari, quelli con l'hotel particulier  vicino al Parc Monceau, le rimesse in fondo al cortile, le domestiche con la crestina, le cene settimanali con i ministri e il palco all'Opera. Per citare un paio di titoli: Maigret e il cliente del sabato, ambientato a Montmartre quando ancora era un quartiere tutto ripiegato su se stesso; e Maigret si diverte perché racconta la città dal punto di vista del turista.
  • sempre in tema di quartieri-villaggio, sicuramente la saga di Benjamin Malaussene di Daniel Pennac: una famiglia particolarmente scombinata di sette (che poi diventano otto) fratelli, tutti di padre diverso, che vivono in un'ex ferramenta e anzichè guardare la televisione si raccontano storie, un quartiere-villaggio, Belleville, dove i profumi di soupe à l'oignon e gigot d'agneau hanno lasciato il posto a cous-cous e kebab; un protagonista improbabile, capro espiatorio per lavoro e per destino. Il mio preferito, in cui la città e il suo sottobosco la fanno da protagonisti, è La fata carabina.
  • Memorie di una ragazza perbene  di Simone de Beauvoir perché racconta la nascita di quella che tutti conosciamo come la rive gauche intellettuale.
  • Al paradiso delle signore, perché racconta la nascita dei grandi magazzini e della nuova borghesia parigina di fine Ottocento.

Ora lascio spazio a voi, avete altri suggerimenti?

2 commenti:

  1. Oh, mi ero persa il viaggio a Parigi con il PiccoloG strafelice! Purtroppo al momento non mi viene vergognosamente in mente nessun libro a parte quelli da te citati. Però mi è venuta voglia di tornare a Parigi, che ho visitato con la guida di un'orrida Lonely Planet che mi ha fatto perdere tutte le cose migliori!

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  2. Beh, è un viaggio d'antan, eh...raccontato con parecchio - parecchissimo- ritardo!

    E' stato davvero molto bello, anche se ilPiccoloG oltre alla Tour Eiffel non ricorda altro.
    Anche andare in giro con i miei genitori è stato un piacere inaspettato: avevo smesso di andare con loro intorno ai vent'anni perché avevano tempi inconciliabili con la mia smania di "fare cose, vedere posti". Stavolta, invece, la presenza del nipote e dei suoi tempi ha armonizzato tutto.
    Parigi è una città talmente grande che potresti visitarla migliaia di volte e non finire mai di vederla. Io ci tornerei tutti i fine settimana, portafogli permettendo!

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.