venerdì 26 agosto 2016

Terremoti ed elefanti nella stanza

Questo blog parla di libri, dell'amore per la lettura e, incidentalmente, di qualche episodio della mia vita; cerco, per quanto possibile, di non scrivere post personali troppo precisi o individuabili.
Con il post di oggi vorrei fare un'eccezione perché ritengo che sia il caso di parlare di una questione che riguarda noi tutti.
A due giorni dal tremendo terremoto che ha distrutto interi comuni nel Centro Italia, siamo di nuovo punto a capo: come già a L'Aquila nel 2009, sono ripartite le inchieste per disastro colposo. Obiettivo: capire come mai parecchi edifici, teoricamente costruiti come antisismici e altrettanto teoricamente collaudati di conseguenza, siano completamente crollati. Inoltre, l'articolo che ho riportato sopra sottolinea come i fondi per la riqualificazione antisismica degli edifici siano stati stanziati dal 2009 ma siano stati distribuiti e usati solo in minima parte.

Qui allora entra in gioco la mia piccolissima esperienza personale. A metà giugno del 2014, al quarto mese della seconda gravidanza, messa a riposo per un distacco di placenta, ho dato la disponibilità ad essere inserita nella lista che sosteneva l'elezione dell'attuale sindaco della mia città. Ci avevo provato già cinque anni prima, con risultato disastrosi; nel 2014 ho dato la disponibilità solo perché la legge sulle quote rosa impediva di presentare una lista senza un numero minimo di candidate e la lista, in quel momento, ne era parecchio sprovvista.
Non avendo praticamente fatto campagna per i motivi di cui sopra, consideravo un buon risultato arrivare a ricevere una decina di preferenze. Ne ho inaspettatamente ricevute venticinque che, per chi si presenta con una lista di centrosinistra in un comune come il mio, sono l'anticamera del Consiglio Comunale. Sono risultata la prima dei non eletti e quando uno dei consigliei ha accettato la nomina ad assessore sono subentrata al suo posto.

Ora, che cosa ho imparato in questi due anni?

La prima è che ogni manifestazione della vita pubblica (la convocazione di una seduta di consiglio, la pubblicazione di una delibera, la convocazione di un riunione pubblica, di una commissione consultiva, l'andamento di una conferenza capigruppo e via così) è sottoposta non alla Costituzione, al Codice Civile e a quello Penale, ma alla Legge di Murphy. Sappiate che, se doveste diventare amministratori pubblici, la prima regola che dovrete tatuarvi in fronte sarà proprio il sempiterno

Se qualcosa può andar male, lo farà.

Numeri legali che mancano all'improvviso, pandemie influenzali al momento meno opportuno, pubblicazioni non fatte, errate interpretazioni di norme, decreti attuativi che arrivano all'improvviso e cambiano le carte in tavola quando tutto era pronto per essere votato: saranno il vostro pane quotidiano.
La seconda cosa -e qui divento seria - è che sappiamo tutti benissimo che la burocrazia italiana è un'enorme tartaruga, una complessa macchina cerimoniosa e farraginosa che ti fa girare in tondo tre anni perché hai fatto stampare una marca da bollo da 5,10 euro anziché 5,20; quello che la maggior parte di noi non sa, invece, è che questo serpente dalle mille spire diventa un mostro a venticinque teste che può intrappolarti in modi sconosciuti quando si tratta di Pubblica Amministrazione. Uno dei miei assessori ci ricorda sempre che l'Italia è il Paese in cui un ricorso non si nega a nessuno, e dice un santa verità. Qualunque decisione deve sottostare a una trafila di controlli e di presentazioni che un privato cittadino neppure immagina. Chiedi un parere alla Sovrintendenza delle Belle Arti, parere che per legge dovrebbe arrivare dopo 60 giorni e dopo un anno sei ancora lì ad aspettare; chiedi di attivare il varco per una ZTL e ti senti rispondere che "dunque, per avere una risposta ci vogliono tre mesi, generalmente se nel giro di tre mesi non c'è stata risposta vige il silenzio assenso; però meglio assicurarsi che sia davvero così contattando il funzionario incaricato perché in alcuni casi la risposta è arrivata anche dopo, ed era contraria all'attivazione." Non è una boutade che ho inventato sul momento: è una cosa che mi sono sentita dire nella vita reale. 
Quindi, quando sentiamo al telegiornale che "sono stati stanziati centordicimila miliardi per questa o quell'altra emergenza", la domanda che ci dobbiamo fare immediatamente è: che cosa bisogna fare per smobilitare questi fondi? Quanto tempo ci vuole? Perché spesso i fondi ci sono ma vengono erogati solo all'ente che presenta domanda il terzo venerdì del mese alle 10:17 e solo se l'incaricato entra nella stanza con il piede sinistro e successivamente saltella sul destro fino allo sportello apposito, firmando il protocollo con la mano sinistra che sventola. Sempre nell'articolo che ho indicato sopra, il meccanismo di distribuzione dei fondi per la messa a norma antisismica viene spiegato bene: è un meccanismo complesso e laborioso.

Qual è, quindi, il senso di questo lunghissimo post? Il senso è che -ovviamente a mio modesto e inutile parere- la missione che deve darsi oggi la politica in Italia è quella di una revisione delle regole e dei controlli che sia improntata al buonsenso. 
Non voglio che si aboliscano i ricorsi, chiedo solo che le possibilità di ricorso non siano moltiplicate all'infinito (ricorso al TAR, al Consiglio di Stato, alla Corte dei Conti, al Presidente della Repubblica e sicuramente me ne sono dimenticato qualcun altro); se esiste già l'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), perché la Regione Lombardia deve creare la sua Autorità Anticorruzione Regionale? In questo modo se uno vuole mettere i bastoni tra le ruote a un progetto ha non uno ma due modi per farlo.
Se qualcuno propone un ricorso inutile a tutti questi enti, di fatto bloccando un progetto per anni se non decenni, perché non viene in qualche modo sanzionato?

Solo risolvendo questi nodi gordiani sarà possibile vedere a luce, a mio parere. 
Intanto però in Centro Italia si continua a morire.

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