giovedì 7 ottobre 2010

Questo [era?] l'ombelico del mondo

NOME DEL FARMACO: Say goodbye. Avere vent'anni a New York negli anni Settanta.
TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE: Delfina Rattazzi
PRODUTTORE: Cairo Editore, Milano
FORMA FARMACEUTICA: 159 pagg., illustrato, brossura.
COMPOSIZIONE: negli anni Settanta New York era il centro del mondo. Rattazzi ne ha fatto parte, ha vissuto "momenti di grazia irripetibili": i concerti di un giovane sconosciuto del New Jersey, un tale Bruce Springsteen; le serate da Elaine's; le feste sull'East River dove puoi conoscere un giorno Truman Capote, un giorno Warren Beatty o Diane Keaton; fare da assistente a una signora che di nome fa Jacqueline Bouvier Kennedy Onassis o a una tale Diana Vreeland.
Questo libro è un concentrato di istantanee - a volte accostate in maniera abbastanza confusa- che creano invidia e anche un po' di rabbia: le esperienze newyorkesi di Rattazzi sono figlie del privilegio (insomma: è una Rattazzi, cioè una Agnelli, non una ragazza qualunque da Napoli Mergellina o da Sesto San Giovanni). Eppure il suo racconto sembra quasi dire al lettore: come, non eri anche tu alla Viking Press o a Doubleday? Strano. Non passavi le tue serate tra gli scrittori o a guardare il Saturday Night Live, esempio di ottima televisione? Occhestrano. Non basta la sfuggente ammissione a pag. 85 a renderla simpatica. ("Forse sono un'ingrata ma non penso alla rete di appoggi e di disponibilità economiche che hanno permesso quel soggiorno [...]. Sono cresciuta tra i privilegiati. Ho imparato sulla mia pelle che il privilegio, in certi casi, è il lasciapassare per l'autodistruzione.") Poverina, è una privilegiata: va compatita, deve vivere a mille nell'ombelico del mondo: non sia mai che si autodistrugga.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE: fanatici di New York e appassionati degli anni Settanta.

1 commento:

Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.