lunedì 2 maggio 2011

Westminster Abbey, venerdì. E qualche pensiero vagante.

Sì, lo ammetto: pure io ho dato qualche occhiata al royal wedding di venerdì. E ho due considerazioni da fare.

Prima di tutto, una questione di libri: parecchie settimane fa, mi è capitato di leggere (letture da parrucchiere, eh, quindi prendetelo con le pinze) che l'ex hostess rampante Mrs. Micheal Middleton (aka: la mamma della sposa) aveva regalato alla figlia questo romanzo. Visto e considerato che ad oggi non possiamo più parlare di Miss Catherine Elizabeth Middleton ma di Her Royal Highness Duchess Catherine of Cambridge, forse una considerazione bisogna farla: IL METODO FUNZIONA.

In secondo luogo, mi sono accorta che quando vado in biblioteca mi ostino a girare per la sezione di letteratura italiana e non trovo quasi mai nulla in grado di colpirmi particolarmente. Quando arrivo nella sezione di letteratura inglese, americana o del Commonwealth, devo farmi forza per non portarmi via scaffali interi. Che ci posso fare? Il mondo anglosassone mi attrae incredibilmente. Penso che l'Impero Britannico sia stato e sia ancora un grande stato: rapace, senza scrupoli e ingiusto, ma anche e soprattutto capace di far fronte ai cambiamenti. Poi leggo questo intervento di Alessio Altichieri e penso che a noi qui in Italia, mancano davvero le basi per essere un Paese, non dico grande, ma almeno accettabile. Voi che ne dite?

2 commenti:

  1. Non potrei essere maggiormente in sintonia coi tuoi pensieri. E il royal wedding, l'ho sbirciato anch'io :(
    ps: non so per quale perverso filo di idee mi vien da chiederti se tu abbia mai letto 'Loving Frank'. Io, l'ho amato.

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  2. Ormai sono convinta che ogni donna sulla faccia della terra abbia sbirciato quel matrimonio.. ma molte si rifiutano di ammetterlo!
    Quanto a "Loving Frank", non solo non l'ho letto ma me l'hai fatto scoprire tu: mi sono appuntata il titolo e provo a cercarlo, perché i progetti di Lloyd Wright mi hanno sempre affascinato. Grazie!

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.