mercoledì 30 maggio 2012

Non proprio giorni perfetti

All By Myself, di Francesco Torre, trovata qui

Anche se questo posto si chiama GoodNews&GoodBooks che, per chi non mastica tanto le lingue, significa BuoneNotizie&BeiLibri; non sempre qui le cose vanno splendidamente. Nel grande (cose che sapete tutti: la strage di Brindisi, il primo terremoto, la sorprendente e devastante scossa di ieri, giusto per dire le prime che mi vengono in mente) e nel piccolo.
Sì, perché la scorsa settimana ho avuto qualche piccolo problema. Un piccolo problema che però mi ha fatto un male cane e mi ha costretto all'imbottitura di antidolorifici e al conseguente rinconglionimento (infermiera dixit: "Se devi andare in bagno, chiamaci. Altrimenti finisci lunga distesa sul pavimento in mezzo secondo"). Ma non è questo il punto, perché il problema sembra trattabile.
Però.



Però tra Pronto Soccorso e convalescenza ho incrociato quattro medici. Il primo ha fatto la diagnosi, poi mi ha imbottita di antidolorifici, poi è finito il suo turno. Il secondo è stato freddo, lineare e chiaro e mi ha messo un po' di inquietudine addosso. Il terzo ha completato la botta di antidolorifici e ha fatto scaricabarile sul medico di base (e siamo a quattro). Il medico di base ha fatto scaricabarile sullo specialista. E insomma, cos'è successo? Che il quinto medico (lo specialista) mi ha detto che aveva ragione il secondo medico (quello dell'inquietudine). E fin qui, mica niente di male. Il problema è che il secondo medico aveva messo nero su bianco la situazione e i passi successivi da seguire. Insomma, come mi ha detto lo specialista con una punta di stupore, "Bastava leggere."
Quindi ieri avevo un diavolo per capello. Perché se io, che ho avuto un problemino, devo far passare una settimana di "sì-no-forse" e passare tra le mani di cinque medici perché qualcuno si prenda la briga di leggere e di prendersi una responsabilità, non riesco ad immaginare che cosa succede a chi ha problemi ben più grossi, magari che vicini vicini alla sfera dell'incurabile.

In tutto questo, però, stamattina mi sono accorta di una cosa. Che, anche se con un po' di mugugni e di broncio e di lamenti, in qualche modo riesco a cavarmela. Vado avanti, che non è cosa da poco. E riesco a farlo anche da sola, che forse va ancora meglio. E non ci riesco solo io. Ad ogni terremoto c'è sempre qualcuno che viene estratto vivo dalle macerie. E' una lezione, in qualche modo, e dovremmo sempre tenerla presente.

3 commenti:

  1. Hey, varcati i 30 tutti conciati eh? Mi spiace abbia dovuto pure tu sopportare gioie e dolori degli ospedali moderni (fai conto che a me dal PS mi avevano rimandata a casa... e dopo 1 settimana, dopo una visita specialistica, mi han ricoverata d'urgenza)

    Sei una Grande comunque.
    Anche se avere qualcuno che ti può aiutare fa sempre piacere...

    Un abbraccio "anoressico"

    OrsALè

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  2. Chissà, sarà perché abbiamo passato i 30 e siamo avviate sulla strada degli acciacchi oppure sarà qualche effetto collaterale della maternità?

    E certo che se c'è qualcuno che ti aiuta è tutto più semplice, però ho sempre avuto il pallino dell'autosufficienza. Certo, di notte al Pronto Soccorso hanno dovuto portarmi gli uomini di casa, perché il dolore era fortino (eufemismo) e non riuscivo a stare nella stessa posizione più di dieci secondi: te l'immagini guidare in quelle condizioni?!

    Grazie per l'abbraccio, ricambio con uno ciccioso! E, anche se non mi faccio sentire, ti/vi penso spesso.

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  3. Caspiterina, quando impareremo che chiedere una mano non è mica delittuoso?
    Mentre attendo che mi entri nella capoccia per scienza infusa - o, meglio, grazia ricevuta - chiedo: c'è qualcosa che possa fare per te, anche solo un sorriso strappato davanti ad un caffè o un ritiro in tintoria dell'ultimo minuto (mon buddah, la tintoria, come mi sarà venuta in mente??).
    Ti abbraccio, un po' buona ed un po' testona.

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.