martedì 28 maggio 2013

I libri della misantropia#1

Signori, insomma, non è che qui in questi mesi un po' gnè-gnè e un po' no non si abbia letto. Si è letto, invece, si è frequentata la biblioteca, soli e in compagnia (anche se per ilPiccoloG la biblioteca non è il posto dove si prendono in prestito i libri: è il posto dove la mamma ti porta e, mentre tu fai strage nella cesta dei giochi della stanza dei bambini, la suddetta mamma sceglie il libro che ti porterai a casa), si è fatto giri libidinosi per ibs.it et similia.
Quindi, tirando le fila, ecco qui i primi libri della misantropia, con relativo commento.



  • Nicolas Barreau, Gli ingredienti segreti dell'amore, Milano, Feltrinelli, 2011, 240 pagg., traduzione a cura di Monica Pesetti.:  l'autore ha nome e cognome francesi, però l'edizione originale del romanzo è in tedesco. E' ambientato a Parigi e c'è di mezzo pure un misterioso scrittore inglese. Un romanzo europeo, se volete vederla bene, o un'accozzaglia di banalità se invece vi sentite cattivi. A parte la fulminante frase iniziale (L'anno scorso, a novembre, un libro mi ha salvato la vita.) e la bella idea alternare un capitolo con il punto di vista di un protagonista e il successivo con quello dell'altro, non c'è nient'altro. C'è Parigi, che ovviamente è la capitale dell'amore; c'è la protagonista, che ovviamente si mette con quello che è più banderuola di un gatto schizofrenico, si fa cornificare e poi si stupisce pure; c'è il ristorante della protagonista, ovviamente piccolo, ovviamente curatissimo, ovviamente franscese fino all'osso e Mon Dieu, Dieu ci scampi da quegli orribili capannoni per turisti (La Coupole, Brasserie Lipp, Le Deux Magots, il Cafè de Flore: davvero siete così arretrati da pensare che sia il cuore della gastronomia francese? Se per caso capitate da Lipp e siete seduti di fianco a Sarkozy, no, non è lì mica per la cucina: è li per attirare i turisti sempliciotti come voi). E poi c'è il protagonista maschile più idiota della terra: un editor che, per accontentare l'insaziabile capo, decide di scrivere un romanzo e farlo passare per la novità dell'anno, direttamente dall'Inghilterra. E quando il romanzo diventa un caso nazionale, perché mai dire la verità? Molto meglio andare a cercare qualche disperato che si finga il vero autore. Insomma, Ufficio Complicazioni Affari Semplici. Potrebbe averlo scritto un italiano.
  • Patrick Modiano, Bijou, Torino, Einaudi, 2005, 126 pagg., traduzione a cura di Irene Babboni: un inseguimento nelle viscere della metropolitana di Parigi, e poi lungo le sue strade di periferia. Un madre che scappa da una vita e una figlia che, all'apparire di un cappotto giallo alla stazione Chatelet, sente risvegliarsi dentro il ricordo della madre che l'aveva abbandonata più di dieci anni prima. Un Parigi notturna, labirintica e un inseguimento che diventa ricerca di sé e termina, dopo una parentesi quasi autodistruttiva, in un mondo ovattato: un reparto di neonatologia. Il lato oscuro, ma comunque incredibilmente affascinante, della Ville Lumiere.
  • John Steinbeck, La luna è tramontata, Milano, Mondadori, 1998, 192 pagg., traduzione a cura di G. Monicelli:  io avevo un conto in sospeso con Steinbeck. Perché la ziaP lo adorava; perché quando sono tornata dalla California magnificando la magnificenza di Big Sur, mi hanno detto "dovresti leggere Steinbeck, allora, è lui il cantore di quella zona della California". E io ci ho provato. Ho provato con La Valle dell'Eden: fiasco. Ho provato con Uomini e topi: fiasco. Questo invece, è un romanzo impegnativo: parla di guerra, di invasori, di stravolgimenti. Però il suo stile scorrevole e delicato fa risaltare la dignità e il senso di comunità degli invasi. Sarà un caso che l'unico romanzo che mi è piaciuto non è ambientato in California ma in Norvegia?
  • Philip Roth, Lamento di Portnoy, Torino, Einaudi, 234 pagg., traduzione a cura di Roberto Sonaglia: Sì, lo so, stiamo parlando di Philip Roth. Il cantore della cultura ebraica in America, della gloria del New Jersey, praticamente la versione ebrea ed intellettuale di Bruce Springisteen. Però: siete madri? Siete donne? Non leggetelo. Perché Alexander Portnoy è morbosamente ossessionato dalla madre, dominatrice come solo le peggiori madri sanno essere; perché l'ossessione per la madre lo porta all'ossessione per il sesso; perché quindi questo monologo di presentazione allo psicanalista diventa un gigantesco elenco di masturbazioni, rapporti sessuali, preservativi comprati e analizzati, perversioni e la classica, tipicamente americana, facciata perbenista. Se siete uomini... credo che la lettura di questo romanzo e quattro chiacchiere con i vostri amici davanti a una birra e una stripper siano più o meno la stessa cosa. Scegliete voi. 



Nessun commento:

Posta un commento

Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.