lunedì 3 giugno 2013

Di rosso vestite

Copyrigh: Fotogramma, via Corriere.it
Dieci anni fa, in luglio, moriva la mia nonna preferita. Non me ne vogliano le altre due (sì, perché io di nonne ne ho avute tre: e non è una questione di seconde nozze di qualche nonno, è solo che la terza non era nonna di sangue , ma di affinità), ma la mia nonna piccola e delicata e saggia e operosa mi aveva proprio rubato il cuore. Non le ho reso omaggio come meritava, perché nei tre giorni in cui è stata in ospedale in agonia la scrivente coniglia se ne è rimasta imbozzolata in casa a farsi pianterelli assolutamente inutili. Il giorno dei funerali, però, noi tre donne di casa rimaste ci siamo vestite di rosso e l'abbiamo accompagnata al cimitero. Non era decisamente comunista, la mia nonna delicata, ma il rosso, quanto le piaceva. Il rosso, che bel colore: vivace, squillante, allegro. E venerdì avrei voluto vestirmi di rosso anch'io: perché volevo ricordare la mia nonna, e perché ho scoperto un'altra nonna. Una signora con gli orecchini di corallo rosa che non si fermava davanti a niente.
Cosa sapevo di Franca Rame?
Che era figlia di una dinastia di attori.
Che nella coppia Fo-Rame era lei quella che rappresentava la nobiltà del teatro e lui era solo l'ultimo arrivato.
Che nel Manuale minimo dell'attore chi parla è Dario, ma in ogni parola, ogni singola minima parola virgola parentesi c'era Franca. Perché, ed è lo stesso Dario ad ammetterlo, quando lui iniziava a montarsi la testa arrivava Franca a suonare la tromba e a ricordargli di volare un po' più basso.
Poi, solo tanti titoli di lavori teatrali che non ho mai né letto né visti rappresentati.
Coppia aperta quasi spalancata. Mistero buffo. Settimo: ruba un po' meno.
E poi mi veniva in mente Dario, praticamente solo Dario.
Dario con Jannacci e Celentano che canta che sempre allegri bisogna stare ché il nostro piangere fa male al re. Fa male al ricco e al cardinale.

Poi ho letto gli articoli di giornale e ho scoperto del sequestro e delle stupro. E mi chiedo che anni dovevano essere quelli, quando i fascisti picchiavano i comunisti e i comunisti lanciavano molotov nelle sedi dei fascisti. E il giorno dopo si ricominciava da capo, e se eri in una delle due fazioni non eri tanto sicuro che saresti tornato a casa vivo la sera.
Certo, la signora Rame non era una che le mandava a dire. Non aveva paura del politicamente corretto: si veda la giustificazione del rogo di Primavalle. Probabilmente sbagliata, però non ha avuto paura di dirlo. Ma che la rappresaglia per delle opinioni sbagliate sia farsi rapinare così della propria dignità, no. Ha fatto bene, la signora Rame, ad urlarlo ai quattro venti. Ha fatto bene a farlo diventare teatro, quello stupro. Soprattutto perché, beffa delle beffe, nessuno è stato punito per questo. Perché dovremmo essere un Paese civile, però nella nostra civiltà lo stupro è un reato che cade in prescrizione, quindi forse la strada verso la civiltà piena è ancora lunga.

Quindi io, che non sono e non sono mai stata comunista, che non so neanche cosa voglia dire essere comunisti oggi perché per me quello che conta è il buonsenso e non il colore politico, vorrei pubblicamente mandare a quel paese  esprimere pubblicamente il mio dissenso nei confronti del signor Mantovani, vicepresidente della Regione Lombardia: il gonfalone della Regione doveva essere portato ai funerali laici della signora Rame e lei non doveva perdere l'occasione di stare zitto. Se non altro perché la signora Rame ha contribuito a fare grande Milano e lei, signor Mantovani, proprio sulla grandezza di Milano sta mangiando.

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Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.