venerdì 24 maggio 2013

#LibroAColazione di oggi: "Diane Arbus. Vita e morte di un genio della fotografia"


Per accompagnare: café et viennoiserie
(caffè e cornetto, per intenderci).

To D—, dead by her own hand

My dear, I wonder if before the end 

You ever thought about a children’s game— 

I’m sure you must have played it too—in which 

You ran along a narrow garden wall 

Pretending it to be a mountain ledge 
So steep a snowy darkness fell away 
On either side to deeps invisible; 
And when you felt your balance being lost 
You jumped because you feared to fall, and thought 
For only an instant: That was when I died. 


That was a life ago. And now you’ve gone, 
Who would no longer play the grown-ups’ game 
Where, balanced on the ledge above the dark, 
You go on running and you don’t look down, 
Nor ever jump because you fear to fall.


Cara, io mi domando se prima della fine
hai mai pensato a un gioco da bambini
Io so che lo conosci e ci hai giocato
Che hai corso lungo il muro di un giardino
come fosse un crinale di montagna
Erto sulla nevosa oscurità che si perdeva
da entrambi i lati, in baratri profondi.
E quando l'equilibrio ti è mancato
hai saltato, temendo di cadere e ti sei detta
per un istante solo: forse è così morire.

Era un'altra vita. Tu te ne sei andata
e più non giochi al gioco degli adulti
in equilibrio sul crinale, al buio
corri e non guardi in basso
né salti per paura di cadere.

(Howard Nemerov)


Howard Nemerov (1920-1991) era il fratello maggiore della fotografa Diane Nemerov Arbus.

Diane Nemerov, rampolla di una facoltosa famiglia newyorkese -proprietaria di Russek's, uno dei grandi magazzini più importanti nella Grande Mela degli anni '30 e '40- mostra fin da ragazzina una spiccata sensibilità artistica. Dopo l'incontro e il matrimonio con il giovane fotografo Allan Arbus, inizia a collaborare con lui nel campo della pubblicità, incontrando favori sempre maggiori nel mondo delle riviste di New York. Gradualmente, Diane inizia a staccarsi dal mondo della moda e della pubblicità per avvicinarsi a quello del reportage. Inizialmente la scelta dei soggetti, prima i freaks incontrati nelle strade di New York e i nudisti poi, crea parecchio scompiglio intorno alla sua figura e le porta il soprannome di "fotografa dei mostri"; solo verso la fine degli anni '60 inizia ad essere riconosciuta e stimata anche al di fuori dell'ambiente artistico. Grazie al suo stile, non distaccato dall'oggetto fotografato ma di grande empatia con i soggetti, Arbus è oggi considerata una delle maggiori innovatrici del genere del reportage fotogiornalistico dell'era moderna.

Questa poesia, scritta dal fratello poco dopo il suicidio della Arbus (1971), chiude la biografia di Patricia Bosworth "Diane Arbus. Vita e morte di un genio della fotografia" (Rizzoli, Milano, ottobre 2006, collezione 24/7, 346 pgg. Traduzione: Maria Pace Ottieri per la biografia, Sara Cremaschi per la postfazione. Titolo originale "Diane Arbus").
Patricia Bosworth ha inoltre co-prodotto il film Fur (in Italia: Fur. Un ritratto immaginario di Diane Arbus), con Nicole Kidman e Robert Downing jr., ispirato alle vicende narrate nella biografia.
Poiché la Arbus Foundation, l'ente che si occupa di gestire lo sterminato portfolio fotografico lasciato dalla Arbus, non ha concesso alla Bosworth i diritto per l'uso della fotografie, la biografia ne è priva. Un esempio del lavoro della fotografa può essere visionato qui.

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