martedì 27 agosto 2013

La libidine del lettore: Shakespeare&Co, Parigi

Nei primi mesi dell'anno, se ricordate, mi aveva preso la misantropia.
Shakespeare&Co visto dal pennello della bravissima Rita.
Qui il suo sito.
Che noia il mondo, che noia la gente, che noia la vita. Mi sono lasciata cullare dal ritmo della mia vita quotidiana -sveglia, asilo, colazione, lavoro, pranzo, lavoro, recupero PiccoloG, cena, casalinghitudini varie, qualche lettura, nanna- ho visto qualche amico, ho preparato qualche cena.
Ma soprattutto sono andata a Parigi. Sono passati più di sei mesi, a onor del vero, e mi sono resa conto che non ho tenuto fede alla promessa che avevo fatto qui: di andare da Shakespeare&Co e raccontarvi.








Per cominciare: questo in realtà non è lo Shakespeare&Co originale. L'originale è stato aperto intorno al 1920 dalla signora Sylvia Beach. La libreria è diventata famosa non solo perché centro di gravitazione della Lost Generation che aveva lasciato l'America per la città delle mille luci (dice niente il cognome Hemingway? O Fitzgerald? O Dos Passos? O Stein?), ma soprattutto per un altro motivo: la signora Beach è stato il primo editore a pubblicare Ulysses di James Joyce, quando tutti ancora lo consideravano solo l'opera di un mitomane con l'odio per punteggiatura. Durante l'occupazione nazista la signora Beach, che in quanto libraia era considerata automaticamente una sovversiva, è stata catturata ed internata in un campo di concentramento. E' stata sufficientemente fortunata da venirne fuori e tornare a Parigi, ma non ha mai più riaperto la sua libreria.
L'onere e l'onore sono toccati al signor George Whitman, che nel 1951 ha aperto una libreria specializzata in libri in lingua inglese in uno stabile di rue de la Bucherie che nel XVII secolo ospitava un convento. Inizialmente chiamata The Mistral, la libreria ha poi ripreso il nome Shakespeare&Co proprio in onore della signora Beach. Il signor Whitman ha inoltre dimostrato di aver fatto tale scelta per reale ammirazione e non solo per paraculaggine generando una figlia e dandole il nome di... Sylvia Beach Whitman, che oggi è l'attuale proprietaria.

Seconda questione. La libreria sta in rue de la Bucherie, dall'altra parte della Senna rispetto a Notre Dame. Se, come me, avete passato il ponte non per passeggiare sulla riva sinistra ma solo per cercare questa libreria, sappiate che rue de la Bucherie è tagliata in mezzo da una piazza. Dovrebbe esserci un cartello che indica che la numerazione continua sull'altro lato della piazza, ma il mio francese è... beh, immaginate voi.

Terza questione, ancora più importante, tanto che lo scrivo ancora più in grande: non andateci di domenica. O nel fine settimana in genere. Come ovviamente ho fatto io. Immaginatevi di cercare di entrare in quindici in una piscinetta gonfiabile per bambini, diametro mezzo metro, e di godervi il bagno. Ecco, ci siamo capiti. Se ci andate di domenica all'atto di entrare verrete ingoiati da un serpentone di gente, un po' curiosi un po' no, che cerca di leggere i titoli ma non ci riesce perché la folla ti sta facendo avanzare con lei. Per i libri si fa di tutto, ma farlo con un poco più di calma è meglio. E, a proposito di calma: andateci da soli, magari all'inizio della giornata lavorativa dell'esercizio (apre a mezzogiorno e chiude a sera inoltrata). Io ho praticamente fatto i 400 metri piani arraffando volumi a caso perché fuori sulle panchine mi aspettava il GrandeG (all'esterno mettono a disposizione anche le panchine per i mariti annoiati, che amori. O geni della vendita, forse), stremato da una mattinata in giro per i Giardini del Lussemburgo.

Quanto all'esperienza, davvero devo dirvelo? Una libidine assoluta per chiunque ami i libri. Libri ovunque, dappertutto: vecchi scaffali di legno scuro che partono da terra e arrivano a toccare il soffitto, pieni di volumi fino a scoppiare; tavolini completamente ricoperti di libri di ogni genere; una sezione dedicata appositamente alla Lost Generation che ha contribuito a rendere grande la libreria. Due foto, giusto per darvi un'idea:
trovata qui


trovata qui




A conclusione, devo fare anche una considerazione di carattere generale. Quando andavo all'università c'erano in paio di miei compagni che deploravano la tremenda situazione culturale italiana e terminavano sempre le loro invettive con "mica come a Parigi, dove c'è una libreria a ogni angolo". Ho sempre liquidato queste considerazioni come la solita esterofilia italiana, ma mi sono dovuta ricredere. E' vero. Solo nel breve tragitto che separava il nostro albergo dalla stazione della metropolitana (zona rue de Charonne- Fauburg Saint Antoine), un tragitto di non più di duecento metri, c'erano due librerie. E non davano l'idea di essere degli avamposti moribondi in terra ostile, anzi. Davano l'impressione di avere il loro giro di clienti e di essere, se non proprio floride, almeno economicamente autosufficienti.

Mi viene però anche un altro sospetto: davvero noi non abbiamo librerie che possano reggere il confronto? Non dico con Shakespeare&Co, che è unica nel suo genere, ma con la fioritura di esercizi culturali che caratterizza molti altri stati europei? Per esempio, davvero Milano è solo un fiorire di Feltrinelli&Co? Per la serie "LibraiaInMissionePerContoDiNessuno", mi impegno fin d'ora a girare per librerie e a segnalarvi quelle che sembrano più interessanti.
E una promessa è una promessa, lo diceva anche Schwarzenegger.

6 commenti:

  1. Già da sola è un ottimo motivo per andare a Parigi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A Parigi vale la pena di andare anche solo per poter dire "Tra poco vado a Parigi", secondo me...

      Elimina
  2. Puoi sempre tornarci in maniera "virtuale" attraverso "Rue de l'Odeon" di Marianne Monnier ed. :Duepunti. Adrianne Monnier era proprietaria dell'omonima libreria e della relativa casa editrice che nascerà dopo. Grandissima amica di Sylvia, e con la quale dividerà la gestione della libreria quando questa cederà Shakespeare&Co.
    C'è anche un bellissimo resoconto di quando Hemingway arrivò a Parigi per assicurarsi che la Beach stesse bene e le domanda se della Monnier ci si possa fidare...
    Bonne chance ma amie ;)
    Simona

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un altro consiglio di lettura interessante, grazie mille!
      In riferimento a Parigi in generale, invece, mi hanno suggerito "Parigi senza passare dal via" di Francesco Forlani e sembra molto carino.
      http://blog.feedbooks.com/it/index.php/2013/04/10/parigi-e-un-monopoli-2/

      Elimina
  3. Anche io sono andata da Shakespeare&Co! Proprio ad agosto.
    Sì, c'era molta gente e avevo i bambini con me, quindi purtroppo non ho potuto fermarmi quanto avrei voluto.
    Ricordo anche il nome di un'altra libreria, trovata per caso, che mi ha fatto sorridere: Mona lisait :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E pensa che a Parigi ci sono tornata a settembre, ma avevo al traino marito, figlio e genitori, quindi ho rinunciato con molto dolore a tornarci... :(

      Elimina

Perché mica si può sempre andare a Londra a sfogarsi allo Speakers' Corner.